domenica 26 giugno 2016

Quant'è bella giovinezza, che pur fugge tuttavia...

Chi avrebbe mai detto che io (proprio io) un giorno l'avrei fatto! Nessuno ci avrebbe scommesso, né tantomeno avrebbe creduto che io (proprio io) avrei potuto.
Partire di buon mattino, scarpe comode e macchina fotografica in borsa. Direzione quella lì che porta dove c'è quella cosa e via verso l'infinito!
E poi:
Correre
Caldo
Sudore
Ritardo
Treno
Caldo
Sudore
Aria condizionata
Gelo
Sudore freddo
Arrivo
Corri
Lungomare
Bello
Ma corri
Mangia veloce
Raggiungi il luogo
Sole
Solleone
Caldo
Molto caldo
Niente crema
Solo sole
Niente ombra
Ferma lì
Aspetta
Aspetta
Aspetta
Sole
Caldo
Sudore
Ore
Ore
Ore
Finalmente
Cinque ore
Aspetti
Spettacolo
In piedi
Canta
Salta
Fotografa
Prima fila
Riprendi
Ricorda
Mal di piedi
Sole
Caldo
Folla
Gente
Calca
Spingi
Urla
Sgomita
Prima fila
Mal di schiena
Finito
Corri
Perdi il treno
Caldo
Rosso peperone
Brucia
La pelle brucia
Corri
Stazione
Treno
Aria condizionata
Sudore freddo
Arrivata
Arranchi
Casa
Non ci credo

Ecco. A 31 anni, quasi 32, non è proprio più il caso di passare la giornata fuori per un "mini concerto". Sento che la giovinezza mi sta abbandonando!

domenica 19 giugno 2016

Il fatto è che ci pensi...

...che poi quando accadono quei momenti in cui proprio non hai nulla da dire, risulta assolutamente impossibile cercare di creare un contenuto affidabile e ben strutturato. Non che io fatichi a trovare idee, certo, ma ho come la sensazione che quel tipico blocco accada un po' a tutti, una volta o l'altra.

Sei lì, seduto ad una sedia - che magari è pure scomoda - ti giri, rigiri, cambi posizione e passi al divano. Porti il taccuino con te o meglio ancora, su un bel cuscino morbido posato in grembo poggi il tuo portatile che emana calore solo a guardarlo. Vogliamo parlare della ventola? Quella che teoricamente ha una sola banalissima utilità, ma che praticamente fa da piccola stufetta da camera. Va bene che questo giugno non ci sta regalando temperature nella media stagionale, ma è anche vero che in casa gireranno almeno 23 o 24 gradi! Che diamine, la ventola no!
Ok, togliamo il cuscino e usiamo un libro come sostegno, così la ventola non fatica.

Ora però mi fa male la schiena... il divano è troppo morbido ed io ci sto sprofondando dentro. Appoggio la testa... e sì che la pennichella a quest'ora ci sta bene!
No, cavolo!
Devo scrivere un pezzo.
Uno pezzo brillante e d'effetto, che coinvolga tutti e che magari alla fine faccia pure ridere!
Sì, magari!

Se sapessi produrre pezzi brillanti e d'effetto, non starei su un divano qui a scrivere del niente... me ne starei probabilmente dietro una scrivania forgiata nel legno massello, lucida e profumata. Massiccia si direbbe, a vederla da lontano. Sarei seduta su una poltroncina comoda in stile rococò a produrre fogli su fogli di un romanzo inenarrabile pieno di personaggi carismatici e seducenti. Starei anzi scrivendone l'epilogo col sorriso sulle labbra, certa che nel giro di qualche settimana verrei pubblicata. Quand'ecco che il gaudio dei miei lettori si manifesterebbe sovrano.
Lettori che senza ombra di dubbio adorerebbero il fascino avvincente che sarei riuscita ad imprimere a quelle pagine. E una folla indiavolata si sentirebbe anche con le finestre chiuse... fan in delirio e migliaia... ma che dico migliaia, milioni di copie pubblicate da firmare per gli astanti. E interviste, feste, pubblicità e la soddisfazione di essere riuscita a strappare un posticino alla storia. Oh, sì! Ora ne farei parte anch'io e mi crogiolerei ogni giorno in questo pensiero sapendo che un segno l'ho lasciato.
Definito, marcato, chiaro ed eloquente...

... come il vomitino che mi ha appena donato la mia gatta!
Fammi alzare da 'sto divano... se no, altro che segno indelebile sul pavimento...

domenica 12 giugno 2016

L'importanza delle piccole cose

Un saluto inaspettato è una cosa piccola.
Chi regala un cioccolatino, fa una cosa piccola.
Chi domanda con un sorriso, chiede una cosa piccola.

Questo ha fatto Vanessa. Un gesto piccolo.
Una email e 5 domande per me.
Lei l'ha chiamata intervista! A me invece piace pensare che ci siamo conosciute un po' meglio!
Ve la copincollo di seguito... ma solo una parte, chi vuol leggerla deve correre da Vanessa!

1)Presentati al pubblico della blogosfera che ancora non ti conosce! 
 
Wow, caspita... è sempre così facile leggere questa domanda quando riguarda gli altri, che mai avrei immaginato sarebbe stato così complicato rispondere!
Posso chiedere l'aiuto del pubblico? Ah, no! Il pubblico in effetti non mi conosce, quindi insomma... mi tocca inventarmi qualcosa!

Parto dalle cose semplici.
Ciao a tutti, mi chiamo Roberta (tutti in coro "ciao Roberta") ed ho 31 anni.

2) Perché il tuo blog si chiama così?

Il blog "Nel tempo libero faccio il Gatto" nasce nel 2013 con l'arrivo di Miu e Mia. Le mie due gatte.
Ho sentito l'esigenza di condividere con "qualcuno" queste piccole gioie e così, in una calda giornata di fine agosto ho deciso di dedicare il mio tempo libero a loro. E in quale altro modo farlo se non ispirandomi direttamente alla loro felina natura?

3) Da dove nasce la tua passione per gli animali?

Oh, beh... a questa non so rispondere! Non credo che la mia pasione per gli animali sia mai nata!
Il fatto è che c'è sempre stata... quindi non ne ricordo l'inizio: so che è stato sempre così!
Prima di Miu e Mia sono stata la mamma di un batuffolo gatto completamente bianco di nome Paciocco...
 
4) Presenta i tuoi adorabili gatti

A questo punto comunque non posso esimermi dal presentare anche Paciocco, dato che l'ho nominato.
 
 
Poi c'è Miu, la mia batuffolotta di 3 anni e 3 mesi. E' di razza europea tutta nera con una macchiolina a forma di cuore bianca sul petto. La mia piccola panterina elegante. 
 

Mia invece ha 2 anni e 10 mesi. E' una piccola siamesina con gli occhi blu del cielo, che assieme ai suoi fratelli era stata abbandonata in un sacchetto della spazzatura quando aveva ancora il cordone ombelicale e la placenta attaccata addosso.
 

5) Parlaci della tua passione per la scrittura
Questa è una gran bella domanda.
Non credo esista una risposta univoca. Io so di doverlo fare.

domenica 5 giugno 2016

Caratteraccio

Non ho mai amato le persone che tirano le somme prima di aver calcolato tutti i fattori.
Né riesco a farmi piacere chi vive con superficialità e sufficienza.
Non mi piacciono i giudizi gratuiti, non riesco a legare con la superbia.
Mi infastidiscono gli animi frivoli e vuoti e riesco quasi a diventare intollerante alla stoltezza.

Ma ho pazienza e accetto. Oggi.

La quotidianità mi insegna che è giusto apprendere da qualunque cosa e da chiunque; che anche una lite furibonda arricchisce e che spesso le divergenze aiutano a guadagnare strade nuove.
Potrei portare mille esempi di quanto sia stato importante per me imparare dall'empatia, con l'empatia
e lasciandomi attraversare da essa. Colgo disagi, sofferenze, fastidi e malumori altrui. Li faccio miei e finalmente capisco cosa significa avere a che fare con me.
Io che sono una persona così semplice, pacifica e interessata, spesso relazionandomi agli altri divento un maraviglioso esemplare di mostro. Con annessi baffi, doppie paia di zampe, qualche bubbone e pelle squamosa. Sì, perché la qualità che mi contraddistingue in quei casi è l'isteria, con contorno di intrattabilità e una spruzzata di faccia tosta.

E per quanto pacifica io dica di essere, in alcuni momenti sarebbe meglio non trovarsi da queste parti.

Naturalmente la cavia preferita è il mio compagno di vita. Ho impiegato anni a capire quanto fosse distorta l'immagine che avevo di me. Quando finalmente ho colto l'importanza del suo punto di vista ho cominciato a limarmi e smussare gli spigoli. Con fatica. Immensa, immane, profonda fatica.

Ad un certo punto poi, ho anche capito "l'augurio" che una volta mi fece mia madre. Non avevo 10 anni e dopo aver smesso di urlare per l'ennesima divergenza d'opinioni tra noi mi disse: "ti auguro di avere una figlia come te".

...e io che credevo mi avesse detto una cosa bellissima...